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Zubin Mehta

Zubin Mehta
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Giuseppe Verdi
Te Deum
Firenze, Teatro Comunale, 1 giugno 1996

Gustav Mahler
Sinfonia n. 1 Titano
Firenze, Teatro Comunale, 4 febbraio 2000

OF 005 1 CD STEREO ADD

Ascolta l'anteprima: Gustav Mahler - Sinfonia n. 1 Titano - Kräftig, bewegt, doch nicht zu schnell; Trio, Recht gemächlich

Il Romanticismo di un titano

(...) Le registrazioni abbinate in questo disco accostano opere appartenenti alla stessa epoca ma dal carattere fortemente contrastante, e provengono da due concerti diversi. Il Te Deum registrato al Teatro Comunale il 1° giugno 1996 chiudeva la prima parte di un insolito programma incluso nel 59° Maggio Musicale che accostava i Quattro pezzi sacri di Verdi ad un’esecuzione in forma di concerto del Prigioniero di Luigi Dallapiccola. Più volte nel suo lungo sodalizio fiorentino Mehta si è accostato al Verdi sacro dirigendo varie esecuzioni dei quattro lavori corali composti fra il 1886 e il 1897 e soprattutto della Messa da Requiem proposta anche nel corso di tournées all’estero. In questo caso lo si ascolta restituire con sbalzo maestoso l’inno normalmente collocato in chiusura dei quattro lavori sacri verdiani, in realtà concepiti separatamente senza l’intento di farne le parti un ciclo unitario. Mehta punta ad un perfetto bilanciamento delle masse schierate, con l’orchestra impegnata ad enfatizzare la minuziosa aderenza della scrittura corale ai significati del testo, cogliendo con misura esemplare le diverse componenti della partitura, il raccoglimento dell’ispirazione religiosa e i riferimenti ad una polifonia nutrita di rimandi al gregoriano come gli ineludibili echi di pathos melodrammatico dissimulati dietro un tono di severa compostezza.
Ancor più indicativo del virtuosismo tecnico e della statura interpretativa del direttore indiano è l’ascolto della Prima Sinfonia di Gustav Mahler, autentico cavallo di battaglia dei suoi inizi di carriera, più volte incluso nei programmi fiorentini fin dal primo concerto e in questo caso eseguito il 4 febbraio 2000. Mahler è sempre stato al centro del repertorio di Mehta. Un interesse che risale al periodo degli studi a Vienna quando nel 1960 potè assistere alle prove della Quinta Sinfonia diretta da Bruno Walter nella ricorrenza del centenario della nascita. Due anni dopo a Los Angeles ebbe modo di avvicinare il grande direttore ottantaseienne che era stato amico e assistente di Mahler e di discutere con lui proprio alcuni aspetti della partitura della Prima. Nella maggioranza delle esecuzioni, come in questa, Mehta ha preferito adottare la versione definitiva in quattro movimenti anche se talvolta, come si ascolta in un’incisione del 1986 con la Israel Philharmonic, ha recuperato l’Andante Blumine (Raccolta di fiori) eliminato dal compositore nel 1896 e rimasto inedito fino al 1968. Nella celebre introduzione del primo tempo, evocativa del risveglio della natura dopo il sonno invernale, il nitido rilievo delle prime parti sullo sfondo impalpabile degli archi offre un saggio indicativo di una trasparenza formale destinata a contrassegnare l’intera esecuzione, come d’altra parte la calorosa bellezza del suono e la cordiale disposizione al canto che ne rivelano la cifra squisitamente viennese. Il Mahler di Mehta, immerso nella tradizione romantica, non conosce i fraseggi angolosi e le acidità timbriche tesi con altri interpreti a suscitare premonizioni espressioniste. Anche nel Titano, dopo l’incontenibile scatenamento di energia che sigilla il primo tempo e la rustica gaiezza danzante dello Scherzo, lo scenario indistinto e misterioso del terzo movimento si dipana in un’atmosfera di delicata malinconia popolaresca e la battaglia ingaggiata nel vasto ultimo movimento si carica fin dalle prime battute di una prorompente vitalità che non lascia dubbi sullo sbocco vittorioso della coda con la celebrazione clamorosa di una sana fiducia nei valori della vita.

Giuseppe Rossi

I CD della collana Maggio Live possono essere acquistati al bookshop del Teatro del Maggio che apre un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo e resta aperto fino alla fine dell’esibizione per i concerti, mentre chiude alla fine dell’ultimo intervallo in occasione delle opere.