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Pagliacci

Ruggero Leoncavallo
Pagliacci

Nedda Mietta Sighele
Canio Richard Tucker
Tonio Kari Nurmela
Peppe Ermanno Lorenzi
Silvio Walter Alberti
Primo contadino Ottavio Taddei
Secondo contadino Mario Frosini

Riccardo Muti
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Adolfo Fanfani

Firenze, Teatro Comunale, 2 gennaio 1971

OF 023 1 CD MONO ADD

Ascolta l'anteprima: Ruggero Leoncavallo - Pagliacci "Recitar?... Vesti la giubba"

Pagliacci secondo Muti

(...) E anche per questo il successo strepitoso che arrise a quella serata (e che la registrazione dei Pagliacci evidenzia) entra nel valore di “documento” che riconosciamo al nostro CD. È un successo spontaneo e “datato”. Esattamente come spontanea e datata è l’interpretazione di Tucker. Estremo documento - si è cominciato col dire - di uno straordinario cantante, non più giovane, americano, che altre smaglianti prove fiorentine - in Un ballo in maschera, nello Chénier, nel Trovatore - ci avevano fatto sentire quale erede legittimo di una grande tradizione di tenori: erede di Caruso diciamo pure: leoncavalliano in presa diretta, dunque; magnifico timbro e temperamento quanto mai generoso, autentico nelle sue drammatiche accentuazioni sopra le righe, “oltre” le righe del pentagramma.
I grandi interpreti di Canio che sono succeduti a Tucker canteranno diversamente, è chiaro. Eppure, anche loro, in piena, travolgente sintonia con i propri pubblici. La storia dell’interpretazione musicale - come ogni altra storia - è un continuum mobile e, con essa, variano le mozioni dei successi. Ma il fatto che, ora (cioè quasi mezzo secolo fa), il giovane Muti assecondi Tucker - nel caso, allargando i tempi per tutta la tenuta della voce - è il segno della sua sensibilità partecipe, di un coinvolgimento commosso e, insieme, della sicurezza di essere “in stile” con la partitura. Con Tucker, a Firenze, Riccardo Muti dirigerà due edizioni di Un ballo in maschera, e allora i rapporti si modificheranno quel tanto da far tornare i conti con lo stile verdiano, che - da sempre - è una delle stimmate del nostro Maestro. Così la sua direzione di questi Pagliacci non è affatto datata; “incastona” (semplicemente) la storica prova di un Tucker.
Storicizziamo. Oggigiorno, per il capolavoro di Leoncavallo, non è più questione di preconcetti ideologico-intellettualistici. È ben avvertibile, ormai, come in esso quel guazzabuglio del cuore umano che l’autore tanto appassionatamente ha inteso rappresentare (i contrasti, le antitesi: “Tu se’ Pagliaccio!” - “No, Pagliaccio non son!”; le lacrime ora date per vere, ora per finte; la cruciale contrapposizione, così in voga in quel tempo, tra maschera e volto) non passi sempre attraverso un filtro salutare. E, attorno al dramma convulso, questo coro non arriva a librarsi in canto arioso come il coro - altrettanto popolare, “villico” - della Cavalleria rusticana: si balocca con i din-don, ostenta allegrie sostenute da fanfare festaiole, ma è convincente solo nel raccapriccio finale del Grand Guignol. I tratti più interessanti della partitura restano quelli che sappiamo: sono nella felicità degli slanci melodici attribuiti al tenore; e - nel Prologo “concettoso” - anche al baritono (assai meno a Nedda); poi, al secondo atto, nell’innestarsi dei duri accenti veristi di Canio entro il fin troppo arricciolato andamento a base di ballabili settecenteschi secondo cui si svolge la rappresentazione della “commedia”.
Sono poi i tratti che Riccardo Muti centra con vivida sicurezza.
È coadiuvato da ottime voci, oltre quella di Tucker: Kari Nurmela e Mietta Sighele in prima istanza. Mietta era di casa a Firenze; il suo registro alto è luminoso e la lieve patina “plebea” del timbro, cui il nostro soprano sembra indulgere, si addice benissimo a Nedda. Bene anche Ermanno Lorenzi e Walter Alberti. E bene - soprattutto - che esista questo CD. Quando mai potrà capitare che Muti diriga ancora i Pagliacci? La sua disponibilità è divenuta troppo preziosa per qualsiasi istituzione musicale: altre partiture l’aspettano.

Luciano Alberti

I CD della collana Maggio Live possono essere acquistati al bookshop del Teatro del Maggio che apre un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo e resta aperto fino alla fine dell’esibizione per i concerti, mentre chiude alla fine dell’ultimo intervallo in occasione delle opere.

da sinistra in alto: Mietta Sighele e Richard Tucker; Richard Tucker, Mietta Sighele e Kari Nurmela; scena iniziale (© Archivio Storico Teatro del Maggio)