Vitali Alekseenok: 29 marzo 2024 alle ore 20 in Sala Mehta
Venerdì 29 marzo 2024 alle ore 20 l’ultimo appuntamento sinfonico-corale della Stagione Invernale.
Sul podio della Sala Mehta, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Vitali Alekseenok.
In programma le composizioni di Johann Sebastian Bach e Gioachino Rossini.
Solisti, Nikoleta Kapetanidou, Aleksandra Meteleva, Dave Monaco e Alessandro Abis.
Firenze, 26 marzo 2024 – Il 29 marzo alle 20 in sala Mehta, il maestro Vitali Alekseenok - al suo debutto fiorentino – alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio sale sul podio per il concerto sinfonico-corale che chiude la Stagione Invernale del Teatro. In programma, “Ricercata”, Fuga a 6 voci da Musikalisches Opfer di Johann Sebastian Bach (orchestrazione di Anton Webern) e il celebre Stabat Mater di Gioachino Rossini.
Solisti, nella composizione sacra rossiniana, il soprano Nikoleta Kapetanidou e il tenore Dave Monaco artisti che si sono formati all’Accademia del Maggio, il contralto Aleksandra Meteleva, talento che attualmente la frequenta e il basso Alessandro Abis.
Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
Vitali Alekseenok, al suo debutto fiorentino, completa il gruppo dei quattro giovani e luminosi direttori che il Maggio ha deciso di affiancare al direttore principale Daniele Gatti nel corso della Stagione Invernale: Nikolas Nägele, che ha diretto il Peer Gynt in forma concertante e Hankyeol Yoon e Min Chung che hanno diretto due concerti sinfonici corali, tutti e tre accolti con grande calore dal pubblico della Sala Mehta, dalla stampa e la critica. Il maestro Alekseenok ha vinto nel 2021 il prestigioso “Concorso Arturo Toscanini per direttori d’orchestra” di Parma, dove ha ricevuto anche il “Premio del pubblico” e quello per la migliore esecuzione in un atto d’opera verdiana (Macbeth). Dal novembre 2022 Alekseenok è Kapellmeister alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf - Duisburg, dove dirige riprese di Turandot, Tosca, Hänsel und Gretel e Die Zauberflöte, nonché una nuova prodizione de Le Sacre du Printemps e composizioni di Igor Stravinskij e Richard Strauss. Recentemente ha debuttato al Teatro alla Scala con la première mondiale dell’opera Il piccolo principe di Pierangelo Valtinoni.
Il concerto si apre dunque con Ricercata, Fuga a 6 voci da Musikalisches Opfer BMW 1079 di Johann Sebastian Bach nell’orchestrazione di Anton Webern che costituisce quasi un’appropriazione compiuta dal musicista relativamente alla musica di Bach; la tecnica peculiare di questa strumentazione si collega alla tecnica compositiva di Webern: la Musikalisches Opfer appartiene all’ultimo periodo di vita di Bach, quando l’autore, conscio dell’inattualità delle proprie scelte rispetto all’affermazione del nuovo stile galante, andava sempre più concentrando la propria attenzione sulle potenzialità della scienza contrappuntistica.
Il programma in locandina si completa con una delle più celebri composizioni di Gioachino Rossini, lo Stabat mater. Dopo essersi ritirato dall’attività teatrale, nell’inverno del 1831 Rossini si recò in viaggio in Spagna dove incontrò l’arcidiacono Manuel Fernández Varela, al quale promise una sua composizione in segno di amicizia. Varela non se lo fece ripetere e gli chiese addirittura uno Stabat Mater. Dopo quasi un anno di impegni e indecisioni, con il supporto di Giuseppe Tadolini, direttore al Théâtre Italien di Parigi, Rossini consegnò all’arcidiacono la partitura di vaste dimensioni e per un grande organico con soli, coro e orchestra, facendosi promettere di conservarla senza mai eseguirla. Ma, una volta morto il prelato, i suoi eredi misero all’asta i suoi beni, Stabat Mater rossiniano incluso. Spaventato dall’idea che un giorno qualcuno potesse attribuire a lui i numeri musicali in parte composti da Tadolini, si tutelò firmando immediatamente un contratto per la pubblicazione dello Stabat Mater in versione completa e revisionata da lui stesso, che andò in scena per la prima volta a Parigi nel gennaio del 1842. In marzo fu eseguita per la prima volta in Italia, nell’Aula Magna dell’Archiginnasio di Bologna con la direzione di Gaetano Donizetti.
Johann Sebastian Bach/Anton Webern - Da Musikalisches Opfer BMW 1079: Ricercata, fuga 6 voci
Nel 1747, durante un soggiorno alla corte di Federico il Grande, Johann Sebastian Bach concepì una serie di brani basati su un tema proposto dallo stesso sovrano che avrebbe poi raccolto in un’opera dedicata al re intitolata Musikalisches Opfer (Offerta musicale). Brani diversi per forma (canoni, ricercari, una fuga e una sonata) ma accomunati dall’uso rigoroso della tecnica contrappuntista e dalla libertà della veste strumentale (ad eccezione della sola Sonata per flauto, violino e basso continuo). Quasi due secoli dopo Anton Webern, che per Bach nutriva una grande devozione, decise di trascrivere per orchestra il Ricercare a sei voci, il brano più complesso dell’Offertamusicale per intreccio polifonico, pubblicando nel 1935 la propria versione con il titolo di Ricercata (fuga a 6 voci). Il fatto che Bach non avesse indicato un organico preciso spinse Webern a lavorare sulla sperimentazione timbrica. Nella sua trascrizione l’autore non trasforma la forma originaria del brano bachiano ma decide di scomporre le sei voci del Ricercare tra le varie sezioni d’orchestra creando un multiforme gioco sonoro in cui le linee melodiche subiscono una continua frammentazione passando di strumento in strumento.
Gioachino Rossini - Stabat Mater
Nel 1829, dopo il successo di Guillame Tell, Rossini aveva deciso di ritirarsi definitivamente dalle scene. Tuttavia nel 1831 il prelato spagnolo Don Manuel Fernández Varela, che accolse il Pesarese con tutti gli onori durante la sua visita a Madrid, gli chiede di comporre uno Stabat Mater e Rossini, nonostante le riluttanze iniziali, accettò. Come molti altri grandi compositori prima di lui, decise di misurarsi con l’antica sequenza liturgica latina - attribuita a Jacopone da Todi - che descrive il dolore della Vergine Maria piangente ai piedi del figlio crocifisso. Tornato a Parigi mise in musica la prima delle venti terzine del testo e le undici terzine finali, distribuite in cinque numeri, interrompendosi poi per problemi di salute. Chiese allora all’amico e collega di studi Giuseppe Tadolini di completare le parti mancanti, e il 29 marzo del 1832 spedì a Madrid la partitura finita. Rossini non poteva immaginare però che alla morte di Varela i suoi eredi avrebbero deciso di vendere a un editore lo Stabat Mater, e così, per evitare che venisse messa in circolazione un’opera sua solo in parte, nel 1841 fu costretto a bloccarne la pubblicazione e a rimettere mano alla partitura scrivendo i brani non completati dieci anni prima. L’editore di Rossini organizzò la prima esecuzione dello Stabat Mater a Parigi al Théâtre Italien. Dopo tanti anni di silenzio compositivo l’attesa era grande e il debutto il 7 gennaio 1842 fu accolto con un successo trionfale. Nonostante fossero trascorsi dieci anni, le nuove parti si integrarono perfettamente nella struttura originaria e senza alcuna frattura stilistica. Nel marzo dello stesso anno l’opera venne eseguita a Bologna e in molte altre città italiane ed europee con unanime consenso di pubblico e critica, salvo qualche rara eccezione. Vi fu infatti chi puntò il dito sull’aspetto mondano di alcuni numeri dell’opera in cui la scrittura rossiniana si mostra marcatamente teatrale. Nelle dieci sezioni in cui è articolato lo Stabat Mater Rossini sfrutta a pieno le possibilità espressive delle voci dei solisti e del coro, utilizzando abilmente tanto una scrittura rigorosa e composta di tradizione liturgica, come ad esempio nell’Introduzione (n. 1), nel Recitativo di basso e coro (n. 5) e nel mistico Quartetto a cappella del coro (n. 19), quanto una scrittura melodrammatica, nelle sezioni affidati ai solisti, che seduce l’orecchio dell’ascoltatore nei numerosi passaggi belcantistici.