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Concerto sinfonico diretto da Riccardo Muti sul podio dei Wiener Philharmoniker, il 12 maggio alle ore 17

Domenica 12 maggio 2024 alle ore 17 il maestro Riccardo Muti, alla testa dei Wiener Philharmoniker, sul podio della Sala Grande del Teatro per un prestigioso appuntamento sinfonico nell’ambito dell’86ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino.

In programma le composizioni di Wolfgang Amadeus Mozart e Franz Schubert.

Il concerto è esaurito in ogni ordine di posto.  

Firenze, 11 maggio 2024 Un importante e prestigioso appuntamento sinfonico arricchisce l’86esimo Festival del Maggio Musicale: in programma nella Sala Grande del Teatro,domenica 12 maggio alle ore 17 il maestro Riccardo Muti  sul podio del Maggioalla guida dei Wiener Philharmoniker per l’esecuzione di due capolavori di intenso profumo viennese proposti per esaltare il carattere dell’orchestra e il suo suono così inconfondibile: la Sinfonia n. 35 in re maggiore K. 385, Haffner, di Wolfgang Amadeus Mozart e di Franz Schubert e la Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944, detta Die Große (La grande).

Il concerto al Maggio Fiorentino rappresenta la seconda tappa di un breve tour italiano del maestro Muti con l’Orchestra viennese,  fra le più celebri compagini orchestrali al mondo, che la sera prima di Firenze ha toccato Ravenna e proseguirà a Bari. Il sodalizio del Maestro con l’Orchestra dura da oltre mezzo secolo, da quando cioè nel 1971 Karajan invitò Muti a dirigerli al Festival di Salisburgo. Da allora sono innumerevoli, più di 500,  le occasioni sinfoniche e operistiche nelle quali il maestro e l’orchestra hanno suonato assieme, compresi anche i famosissimi e tradizionali concerti di Capodanno che ha diretto già sei volte e che dirigerà anche nel 2025. Proprio con i Wiener il maestro Muti aveva diretto, nella primavera del 2021, il suo ultimo concerto a Firenze.

Sui leggii, dunque, in apertura al concerto, la briosa e spensierata Sinfonia n. 35 in re maggiore K. 385, Haffner di Wolfgang Amadeus Mozart. Il nome con la quale è nota la sinfonia è dovuto alle circostanze che ne videro la nascita. Nell'estate del 1782 Mozart, impegnato con la messa in scena di Entführung aus dem Serail fu chiamato da Salisburgo per la composizione di quella che doveva essere una serenata. L’invito arrivava da Sigmund Haffner che, in passato, quando ricopriva l'incarico di borgomastro della città, aveva già commissionato a Mozart una serenata (la K. 250) in occasione delle nozze della figlia. Il tono brioso del primo movimento della “Haffner”, ricorda la destinazione dell’originaria serenata, come anche l’Andante seguente dove archi e fiati dialogano con estrema grazia. Dopo un Minuetto gioioso e garbato la Sinfonia si conclude con un Rondò dal ritmo vorticoso che l’autore raccomandava fosse eseguito “il più veloce possibile”. 

Una delle più conosciute composizioni di Franz Schubert, ossia la Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944, detta Die Große (La grande), completa il concerto. La sinfonia deve il suo appellativo non solo all’ampliamento dell’organico, con tre tromboni aggiunti, ma anche al linguaggio già teso verso soluzioni tardo romantiche. Fu in origine composta da Schubert nel 1828 e offerta alla Società degli amici della musica di Vienna ma la complessità e la lunghezza di alcuni passaggi impressionarono l’orchestra, che, giudicandola troppo difficile, si rifiutò di eseguirla. La sinfonia venne così rimandata al mittente che la ripose in un cassetto: solo anni dopo la morte di Schubert, Robert Schumann la scoprì per caso durante una visita al fratello del musicista scomparso e si prodigò per inviarla a Mendelssohn a Lipsia, dove quel capolavoro fino ad allora sconosciuto riacquistò nuova vita nella prima esecuzione del 1839. 

Il programma:

WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sinfonia in re maggiore K. 385 Haffner

Il 16 luglio 1782 era andato in scena, con successo, Il ratto dal serraglio e per Mozart si apriva un periodo di lavoro intenso (la trascrizione per strumenti a fiato delle pagine più popolari del Ratto) e di preparazione delle nozze con Constanze Weber. In quei giorni il padre lo informa della richiesta di musiche da parte del borgomastro di Salisburgo Siegmund Haffner (lo stesso committente della Serenata K. 250): nonostante che Mozart avesse lasciato la città natale dopo la rottura con l’arcivescovo Colloredo, era una proposta che si non poteva rifiutare. Il 20 luglio Wolfgang scrive al padre: “Lavorerò il più presto possibile, e cercando di scrivere bene, per quel che la fretta mi consente”; il 27 luglio spedisce il primo tempo; il 31 si scusa di non aver ancora finito; il 4 agostosi sposa con Constanze ed il 7 il lavoro (non ancora una Sinfonia, ma una Serenata) è terminato.

Nel febbraio 1783 il padre rispedisce a Vienna il manoscritto e Mozart, eliminando una Marcia introduttiva e uno dei due Minuetti, si ritrovò pronta una Sinfonia, la prima scritta a Vienna, che presentò al pubblico del Burgtheater di Vienna il 23 marzo 1783. Il primo tempo, Allegro con spirito, da eseguirsi “con fuoco”, come scrisse Wolfgang, permeato da una tensione contrappuntistica, memore della lezione bachiana, presenta un primo tema dal ritmo marziale e dal carattere energico, cui fa seguito una figurazione dolce e cantabile e, alla fine dell’esposizione, un disegno nuovamente di tono vigoroso. L’Andante successivo ci riporta ad una dimensione più gentile, di tenera eleganza, mentre il Minuetto, di impronta haydniana, è di nuovo pieno di energia, con al centro un elegante Trio. Il Presto finale, da eseguirsi “il più veloce possibile”, scrisse ancora Mozart, si basa su due temi principali che si ripresentano e vengono elaborati in una concisa struttura a rondò.

FRANZ SCHUBERT

Sinfonia n. 9 in do maggiore D. 944, Die Große

Che Schubert desiderasse cimentarsi con un lavoro sinfonico di grande respiro - alla maniera di Beethoven per intendersi - era cosa risaputa durante i suoi ultimi anni di vita. Dopo le sinfonie composte in gioventù, una sorta di apprendistato nel genere strumentale più alto, Schubert si sente pronto per una sinfonia in grande stile e nel 1828 firma la Sinfonia in do maggiore detta, appunto, ‘La grande’. Offerta alla Società degli amici della musica di Vienna, la nuova composizione sarebbe stata eseguita ufficialmente in quello stesso anno se la complessità e la lunghezza di alcuni passaggi non avessero spaventato l’orchestra, che, giudicandola troppo difficile, si rifiutò di eseguirla. La sinfonia venne così rimandata al mittente che la ripose in un cassetto, come già accaduto con altri suoi preziosi gioielli musicali. Solo anni dopo la morte di Schubert, Robert Schumann la scoprì per caso durante una visita al fratello del musicista scomparso e si prodigò per inviarla a Mendelssohn a Lipsia, dove quel capolavoro fino ad allora sconosciuto riacquistò nuova vita nella prima esecuzione del 1839. La Sinfonia n. 9 in do maggiore deve il suo appellativo non solo all’ampliamento dell’organico, con tre tromboni aggiunti, ma anche al linguaggio già teso verso soluzioni tardo romantiche. Pur attenendosi alle regole costruttive classiche, Schubert ne modifica gli equilibri interni smorzando la contrapposizione tematica classica in favore di una continua espansione dei materiali melodici impiegati, secondo una logica narrativa interna alla composizione dilatata e digressiva, definita da Schumann ‘divina lunghezza’.