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Hankyeol Yoon al suo debutto in Italia: 9 e 10 febbraio 2024

Venerdì 9 e sabato 10 febbraio 2024 alle 20 in Sala Mehta, il maestro Hankyeol Yoon, al suo debutto in Italia, dirige l’Orchestra e del Coro del Maggio. 

In cartellone le musiche di Johannes Brahms e Antonín Dvořák. 

Il concerto sarà trasmesso in differita su Rai Radio 3 

Firenze, 6 febbraio 2024 – Dopo i due ultimi concerti tenuti dal maestro Daniele Gatti, il 20 e 21 gennaio scorsi, la stagione invernale del Maggio prosegue con un altro doppio appuntamento sinfonico in Sala Zubin Mehta: sul podio, venerdì 9 e sabato 10 febbraio alle ore 20, il maestro Hankyeol Yoon, segna il suo debutto italiano alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino. 

Il giovane maestro coreano sale sul podio anche dopo l’esecuzione in forma di concerto del Peer Gynt di Grieg, che ha visto Nikolas Naegele dirigere l’Orchestra e il Coro del Maggio il 16 e 17 gennaio. Yoon e Naegele sono due giovani e talentuosi direttori che il Maggio ha deciso di affiancare al direttore principale Daniele Gatti e ai suoi due concerti (il prossimo sarà il 16 marzo), per presentarli al pubblico fiorentino assieme ai successivi Min Chung e Vitali Alekseenok, nel corso della programmazione sinfonica invernale.  

Sono quattro artisti tutti molto interessanti e con un’età compresa tra i trenta e i quarant’anni; hanno già una brillante carriera e sono molto apprezzati a livello europeo con grandi successi raccolti nei maggiori teatri d’opera e sale da concerto. Nikolas Naegele, è “nato” e si è formato al Maggio in Accademia ed è stato poi Kappelmeister alla Deutsche Oper a Berlino e più volte assistente di Christian Thieleman a Salisburgo e a Bayreuth;  Min Chung, “figlio d’arte”, ha un’importante curriculum internazionale,  Vitali Alekseenok vincitore nel 2021 del concorso Toscanini e, nel ’23, secondo al concorso Karajan, ora ricopre il ruolo di Kappelmeister della Deutsche Oper am Rhein.   

Hankyeol Yoon, già pluripremiato in numerosi concorsi ha vinto recentemente nel 2023 il  prestigioso primo premio “Herbert von Karajan Young Conductors Award”. Grazie a questa importante vittoria il Maggio Fiorentino gli ha offerto il debutto italiano anticipando quello al Festival di Salisburgo nel prossimo mese di agosto.

Il maestro nel parlare dei concerti di venerdì e sabato ha sottolineato la ricchezza del programma, e di come, nonostante le differenze musicali, Brahms fosse un convinto sostenitore (e mentore) di Antonín Dvořák: “Sappiamo che nel corso della sua vita Brahms fu un sostenitore di Dvořák e quasi un suo mentore, essendo stato Dvořák da sempre un ammiratore dell’opera di Brahms. Fra i due possiamo notare anche delle similitudini per quello che riguarda la tecnica di composizione, nonostante siano poi evidenti le differenze in ambito musicale: mentre Brahms, in piena tradizione tedesca, è di certo più serio e capace di ‘smuovere’ fibre del cuore quasi nascoste, Dvořák ha invece una concezione decisamente più estroversa della musica e del suono.” 

In apertura alla serata dunque  l’ Ouverture per una festa accademica (Akademische Festouvertüre) op. 80 di Johannes Brahms, seguita da altre due composizioni del grande compositore tedesco: Nänie op. 82 e Das Schicksalslied (Canto del destino) op. 54. Chiude il concerto la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 di Antonín Dvořák. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.

Il programma del concerto

Johannes Brahms - Ouverture per una festa accademica (Akademische Festouvertüre) op. 80
Le due ouvertures orchestrali del catalogo brahmsiano - l’Accademica e la Tragica - videro entrambe la luce nell’estate del 1880 durante il periodo di villeggiatura estiva a Ischl. Nel marzo dell’anno precedente Brahms era stato nominato dottore honoris causa in filosofia dall’Università di Breslavia e come ringraziamento per l’onorificenza ricevuta decise di realizzare le due pagine d’occasione tanto caratteristiche quanto diametralmente opposte. La prima delle due, Akademische Festouvertüre (Ouverture per una festa accademica) op. 80ha un carattere gaio e brillante sottolineato anche dal titolo, che non voleva alludere al rispetto pedante della tradizione ma piuttosto alla spensieratezza tipica degli anni di studio giovanile. Infatti l’ouverture non segue nessuno schema formale classico e ogni episodio dei quattro in cui è articolata è caratterizzato da temi tratti da note canzoni studentesche di area tedesca. Nonostante si trattasse di un brano d’occasione, Brahms non risparmiò sui mezzi sfoderando un’orchestra al gran completo in cui figurano anche triangolo, piatti e grancassa, chiamati a sottolineare l’effetto chiassoso che accompagna la sfilata di canti goliardici presenti nella partitura.

Johannes Brahms - Nänie op. 82
Altro brano legato a un evento specifico è Nänie per coro e orchestra op. 82 che Brahms compose tra il 1880 e il 1881 in memoria del pittore e amico Anselm Feuerbach scomparso prematuramente. Per questo lavoro il compositore scelse un poema di Schiller che descrive l’ineluttabilità della morte; essa non fa distinzione di sorta tra gli uomini, nonostante alcuni di essi siano amati e favoriti dagli dei. Una riflessione sul destino comune a tutti gli esseri viventi che Brahms traduce musicalmente in una pagina in forma tripartita, dove due sezioni in Andante agli estremi incorniciano una sezione mediana più mossa. La prima parte è aperta dal dolce intervento dell’oboe che anticipa con i suoi accenti pastorali il clima di serena accettazione che distingue Nänie. Nella sezione centrale la scrittura corale si infiamma momentaneamente alla rievocazione delle morti di Adone e di Achille per riprendere poi l’andamento tranquillo dell’inizio. Per Brahms è dolce e pacificante il canto funebre degli dèi che si leva per la morte di chi ha incarnato bellezza e perfezione.

Johannes Brahms - Das Schicksalslied (Canto del destino) op. 54
Dopo il successo del Requiem tedesco nel 1868, Brahms si imbatte in una raccolta di liriche di Friedrich Hölderlin rimanendo particolarmente colpito da una di esse intitolata al destino. Tre anni dopo, nel 1871, si decide a rivestire di note il testo prescelto ma il suo lavoro non lo lascia pienamente soddisfatto. Brahms teme di aver spinto la musica oltre il significato espresso dal testo e ritiene il suo Schicksalslied per coro e orchestra op. 54 una sorta di esperimento fallito. Le due sezioni contrastanti della lirica, in cui la prima descrive il mondo celeste e l’imperturbabilità degli dei che lo abitano, mentre la seconda il mondo terrestre e l’angoscia esistenziale degli uomini, sono restituite musicalmente con un sapiente gioco di chiaro scuri (archi in sordina e strofe intonate sottovoce nella prima parte, scrittura dalle forti tinte drammatiche nella seconda). Dopo i due episodi contrastanti, l’opera si chiude con un postludio strumentale che ripropone il serafico tema iniziale, un espediente necessario per esigenze di simmetria musicale e per conferire unitarietà all’architettura del brano.

Antonín Dvořák - Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88
La Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88. di Dvořák fu composta nell’autunno del 1889 nel giro di poche settimane ed eseguita a Praga il 2 febbraio dell’anno seguente sotto la direzione dello stesso autore. In una lettera inviata a un amico il musicista aveva confidato di voler scrivere una sinfonia “differente dalle altre, con le singole idee elaborate in modo nuovo”, quasi una sorta di allontanamento dal modello venerato del sinfonismo brahmsiano, seguito fino a quel momento, a favore di un linguaggio rapsodico e narrativo, tipico della tradizione musicale slava, che procede per immagini poetiche piuttosto che per complesse elaborazioni tematiche. E che in questa sinfonia la libertà dell’invenzione fosse primaria rispetto al rigore della costruzione tradizionale Dvořák lo dimostra fin dalle prime battute dell’Allegro iniziale, un movimento costruito nella tonalità di sol maggiore che però insolitamente si apre con una lunga melodia elegiaca intonata da violoncelli e corni in sol minore. Nell’Adagio, in forma di romanza, il compositore predilige il tono raccolto e meditativo di un racconto sussurrato, mentre nell’Allegretto grazioso impagina una melodia incantevole che si muove leggiadra a ritmo di valzer, seguita nel Trio da una nuova idea tematica di pari fascino sonoro. Nel Finale una fanfara di trombe richiama l’attenzione su un discorso in cui un tema dal ritmo danzante viene sottoposto a una serie di variazioni sempre più ricche e articolate che sfociano in una coda festosa e sgargiante.