Aida
Giuseppe Verdi
Giovedì 19 giugno alle ore 20, in Sala Grande del Teatro, l’ultimo appuntamento lirico dell’87esimo Festival del Maggio.
In cartellone “Aida”di Giuseppe Verdi.
Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il direttore emerito a vita Zubin Mehta.
La regia è firmata da Damiano Michieletto, che trasporta l’opera in una cruda e cupa cornice contemporanea.
In scena, Olga Maslova come Aida; SeokJong Baek come Radamès; Daniela Barcellona interpreta Amneris e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28/6 e del 1/7) interpretano Amonasro.
Allestimento della Bayerische Staatsoper di Monaco
Si ringrazia Ferragamo per il sostegno
La recita del 25 giugno sarà trasmessa in differita su Rai Radio 3
Firenze, 16 giugno 2025 – Giunge al termine la programmazione lirica dell’87ºFestival del Maggio Musicale Fiorentino: giovedì 19 giugno 2025, alle ore 20, nella Sala Grande del Maggio, in programma una delle più amate opere di Giuseppe Verdi, l’Aida. Sono cinque le recite complessive in cartellone: il 19, 25 giugno e il 1°luglio alle ore 20; il 22 giugno alle ore 15:30 e il 28 giugno alle ore 17.
Sul podio della Sala Grande, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino il direttore emerito Zubin Mehta, che nel corso della sua carriera ha reso quest’opera una delle punte di diamante del suo repertorio verdiano. Quest’allestimento - caratterizzato da tinte e luci cupe, dove a emergere è l’aspetto nudo e umano dei personaggi che formano la messinscena – è ripreso dalla “Bayerische Staatsoper” di Monaco ed è firmato per la regia da Damiano Michieletto.
Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti, la drammaturgia è firmata da Mattia Palma e i movimenti coreografici da Thomas Wilhelm. La proiezione video è curata da rocafilm | Roland Horvath.
La compagnia di canto è formata da Olga Maslova – che torna al Maggio dopo le applaudite recite della Turandot inaugurale della scorsa edizione del Festival – come Aida e SeokJong Baek, anche lui protagonista della Turandot inaugurale dello scorso anno e della Messa da Requiem verdiana dello scorso aprile, come Radamès.
Daniela Barcellona interpreta Amneris, la figlia del faraone - parte da lei sostenuta qualche pochi mesi fa nella produzione di Aida al Teatro Colón di Buenos Aires - e Daniel Luis de Vicente e Leon Kim (nelle recite del 28 giugno e del 1º luglio), entrambi di ritorno dopo il Rigoletto andato in scena questo febbraio, interpretano Amonasro. Simon Lim interpreta Ramfis e Manuel Fuentes, anche lui di ritorno dopo il Rigoletto di questo febbraio, veste i panni de Il Re.
Chiudono il cast, rispettivamente nel ruolo di Una sacerdotessa e Un messaggero, Suji Kwon e Yaozhou Hou.
Il maestro Zubin Mehta ha reso Aida una delle colonne portanti del suo repertorio dirigendola a Firenze a più riprese: la prima volta fu in occasione del 32° Maggio Musicale, nel 1969, con la regia di Carlo Maestrini e le scene e i costumi di Enrico d'Assia; la seconda fu durante la Stagione Estiva del 1996 per la regia di Lorenzo Mariani con le scene e costumi di Raffaele Del Savio; più recentemente ha diretto l’allestimento di Aida della primavera del 2011 con la regia di Ferzan Özpetek e le scene di Dante Ferretti.Numerose anche le occasioni in cui il direttore emerito del Maggio ha portato l’opera in tournée insieme all’Orchestra e al Coro del Maggio, come in Giappone nel settembre del 1996 e, nel marzo del 2016, al Čajkovskij Concert Hall di Mosca.
“Ritengo che Aida rappresenti un ponte fra la musica di Verdi e quella di Richard Wagner. Innanzitutto vi sono temi ricorrenti, come quello che risuona in orchestra, fin dal Preludio, quando appare Aida, che richiamano i Leitmotive wagneriani” ha sottolineato il maestro Mehta ribadendo il suo pensiero già espresso in precedenza in molte occasioni parlando di questa opera “siamo di fronte ad un'opera in cui Verdi ha ormai abbandonato quasi del tutto i numeri chiusi, a favore di scene sempre più ampie e complesse. Il terzo atto, per esempio, con il suo continuo fluire musicale è molto vicino al concetto wagneriano di melodia infinita: qui si concentrano infatti senza soluzione di continuità alcune delle tematiche di fondo dell'opera in una continua tensione drammatica e musicale. Senza un attimo di respiro assistiamo al concitato colloquio fra Aida e il padre Amonasro, con la giovane schiava lacerata dalla scelta fra l'amor di Patria e l'amore per il vincitore dei suoi compatrioti e il Re etiope divorato dall'ansia di vendetta; quindi il duetto Aida-Radames, con quest'ultimo a sua volta costretto a scegliere fra l'amore per Aida e l'abbandono della Patria; infine l'involontario tradimento del giovane guerriero, la gioia feroce di Amonasro e il consegnarsi di Radamès al Gran sacerdote Ramfis. E Verdi risolve questa materia drammaturgica e musicale con soluzioni veramente geniali, con una tensione assolutamente incandescente. Di fronte a sentimenti tanto contrastanti e a personaggi così profondamente scolpiti a livello psicologico, vien da sorridere a pensare che si è parlato così a lungo di Aida come di un'opera scritta per un'occasione celebrativa.
Inoltre, credo sia sbagliato ‘schiacciare’ l'interpretazione di Aida solo sui grandi effetti spettacolari – continua a dire il maestro Mehta - Pensiamo al duetto Amneris-Radamès all'ultimo atto, quando la figlia del Faraone offre al giovane guerriero la vita in cambio della rinuncia all'amore per Aida. I due sono soli, lontani da ogni clamore, e fra loro si svolge un dialogo in cui si scontrano sentimenti ancora una volta opposti: il desiderio di possesso e la gelosia di Amneris e l'affermazione della propria innocenza e dell'amore per Aida da parte di Radamès. E ancora la scena fra Aida e Radamès, quando la giovane schiava strappa all'amato, con abilità da "politica", il segreto sul sentiero che le truppe egiziane percorreranno per piombare sul nemico etiope e poi lo invita a fuggire con lei lontano dalla patria. In entrambi i casi il dramma è tutto interiore, di personaggi lacerati nel loro intimo da passioni contrastanti. La grandezza di Verdi sta nel riuscire a fare "teatro" con questo scontro di sentimenti”.
Sottolineando gli aspetti che più caratterizzano la sua regia, Damiano Michieletto ha detto: “Aida è una grande storia di guerra al cui interno c’è una piccola storia d’amore: ma nel definire il capolavoro di Verdi potremmo anche dire il contrario; va solo stabilito dove porre l’accento. Difatti è un’opera che affianca grandiosi momenti corali (come la celeberrima Marcia trionfale) a situazioni decisamente più intime e sentimentali. Per questo motivo non viene rappresentata nell’Egitto ambientato da Verdi ma in un “altrove” contemporaneo per raccontare i personaggi e la loro umanità, la psicologia e il dramma di chi vive la guerra. Le situazioni più intime sono naturalmente legate alla storia d’amore tra Aida e Radames che, in uno stile quasi shakespeariano, nasce sotto una contraria stella: i due appartengono infatti a popoli diversi che sono inoltre nemici fra loro. È un amore che è quasi impossibile, poiché destinato a scontrarsi con la grande storia che incombe alle loro spalle e, come spesso avviene nelle opere verdiane, c’è la figura del padre che costringe sua figlia a obbedire a suoi ordini facendole così perdere la sua natura. In questo allestimento, attraverso flashback, racconteremo quelle che sono le memorie del passato; le memorie anche della madre di Aida e il ricordo di Aida bambina insieme ai suoi genitori. Questi flashback - immaginari e ‘sognanti’ - saranno quelli che ci conducono alla fine della storia, dove lei raggiunge Radames nella tomba, un luogo cupo e buio dove entrambi saranno accolti da una vera e propria piramide di cenere; la cenere - precisa il regista - che è il simbolo della distruzione della guerra, la troveremo sparsa ovunque fin dall’inizio dell’opera. Desideravamo dare valore alla scelta di Aida di morire con Radames; ella sceglie di fare questo perché vuole coronare il suo sogno d’amore e dunque accanto a loro troveremo tutti coloro che sono già morti come il padre di Aida, gli amici; tutti si riuniscono in un’immaginaria ‘festa’ dove celebrano, sì, la morte ma lo fanno celebrando il loro amore. Sotto, sul proscenio, rimane Amneris che invoca il suo grido di pace: “pace, pace, pace!” che sono le ultime parole che rimangono di quest’opera e che forse è il messaggio che questa storia, dopo tutta la violenza e la guerra, vuol trasmettere: un messaggio di speranza”.
L’opera:
Terzultima opera del catalogo verdiano su libretto di Antonio Ghislanzoni, Aida debutta il 24 dicembre 1871 al Teatro dell’Opera del Cairo. Dopo una lunga trattativa, Verdi aveva accettato la proposta del kedivè d’Egitto di comporre l’opera di soggetto egizio per l’inaugurazione del canale di Suez. Anche se indubbiamente modellata secondo il canone del grand opéra per la presenza di un intreccio storico-politico, scene di massa grandiose e balli, Aida è anche un’opera di individui, primo tra tutti la protagonista.
Aida, ex principessa etiope ridotta al rango di ancella di Amneris, la figlia del faraone, è divisa tra l’amore che prova per il capo dell’esercito egiziano Radamès e l’amore per la patria, secondo un ben noto e collaudato cliché del melodramma italiano. Le ragioni del suo cuore cozzano infatti con la fedeltà dovuta al padre, il re Amonasro, che è pronto a marciare su Tebe per liberare la figlia dalla schiavitù. Tuttavia pur di rimanere al fianco dell’amato, Aida sceglie la morte, sepolta viva insieme al suo Radamès in uno dei finali d’opera più iconici del teatro verdiano.
Accolta trionfalmente al suo debutto, Aida fu per molti anni l’opera più popolare di Giuseppe Verdi. Generalmente ricordata per gli squilli, le fanfare, la marcia trionfale e le monumentali pagine corali, Aida è anche opera di momenti musicali estremamente rarefatti, tratteggianti con colori orchestrali preziosi e delicati, come ad esempio nel noto finale.