Si prega di prendere visione dell'informativa COVID-19 nella gestione dei posti e sulle modalità di accesso in Teatro
Il 5 ottobre 1762 Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck va in scena al Burgtheater di Vienna. È una data simbolo nella storia dell’opera che dà il via alla nota riforma del melodramma condotta dal compositore tedesco insieme al librettista Ranieri de’ Calzabigi. Dopo decenni di ripetizioni meccaniche del modello metastasiano, l’opera seria italiana sembrava aver raggiunto il capolinea tradendo la sua dimensione astratta nel susseguirsi continuo di recitativi secchi e arie con da capo. Quest’ultime, poi, erano diventate da tempo il terreno prediletto di castrati e primedonne per sfogare acrobazie vocali d’ogni sorta in barba alle naturali esigenze del dramma. Abusi musicali che la riforma gluckiana intese abolire riportando la musica “al suo vero ufficio di servire la poesia”. Nell’Orfeo tutto è infatti improntato a un nuovo clima di chiarezza, razionalità ed equilibrio grazie anche a un libretto articolato in lunghe scene animate da versi sciolti e lirici in luogo dell’inveterato binomio recitativo-aria con da capo. Dodici anni dopo, Gluck rimise mano alla partitura e presentò una seconda versione dell’opera, in francese, sulle scene di Parigi: Orphée et Euridice su libretto di Pierre-Louis Moline, che debuttò il 2 agosto 1774 all’Académie Royale de Musique. Anche se nell’Orphée è mantenuto in linea di massima l’impianto originario, vi sono tuttavia alcune aggiunte e trasformazioni significative pensate per compiacere il pubblico francese: dalla modifica del ruolo vocale del protagonista, che nella versione viennese era affidato a un castrato, mentre nell’Orphée venne trascritto per haute-contre, una voce tenorile particolarmente chiara e di ampia estensione nel registro acuto che vantava in Francia una lunga tradizione, all’inserimento di brani ballabili, conditio sine qua non del teatro musicale francese. Nel secondo atto, ad esempio, Gluck utilizzò la musica scritta anni prima per il balletto Don Juan associandola alla scena delle Furie scatenate dopo il passaggio di Orfeo e rimaneggiò la Danse des Ombrés, all’inizio della scena dei Campi Elisi, aggiungendo al Minuetto un Trio dal tono nostalgico e struggente, enfatizzato dall’assolo del flauto, che è diventato uno dei brani più celebri dell’opera.
Grazie alla Fondazione CR Firenze, la recita del 19/04/2022 è in vendita con uno sconto del 50% su i biglietti di ogni settore
Versione francese
Nuovo allestimento
Il 5 ottobre 1762 Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck va in scena al Burgtheater di Vienna. È una data simbolo nella storia dell’opera che dà il via alla nota riforma del melodramma condotta dal compositore tedesco insieme al librettista Ranieri de’ Calzabigi. Dopo decenni di ripetizioni meccaniche del modello metastasiano, l’opera seria italiana sembrava aver raggiunto il capolinea tradendo la sua dimensione astratta nel susseguirsi continuo di recitativi secchi e arie con da capo. Quest’ultime, poi, erano diventate da tempo il terreno prediletto di castrati e primedonne per sfogare acrobazie vocali d’ogni sorta in barba alle naturali esigenze del dramma. Abusi musicali che la riforma gluckiana intese abolire riportando la musica “al suo vero ufficio di servire la poesia”. Nell’Orfeo tutto è infatti improntato a un nuovo clima di chiarezza, razionalità ed equilibrio grazie anche a un libretto articolato in lunghe scene animate da versi sciolti e lirici in luogo dell’inveterato binomio recitativo-aria con da capo. Dodici anni dopo, Gluck rimise mano alla partitura e presentò una seconda versione dell’opera, in francese, sulle scene di Parigi: Orphée et Euridice su libretto di Pierre-Louis Moline, che debuttò il 2 agosto 1774 all’Académie Royale de Musique. Anche se nell’Orphée è mantenuto in linea di massima l’impianto originario, vi sono tuttavia alcune aggiunte e trasformazioni significative pensate per compiacere il pubblico francese: dalla modifica del ruolo vocale del protagonista, che nella versione viennese era affidato a un castrato, mentre nell’Orphée venne trascritto per haute-contre, una voce tenorile particolarmente chiara e di ampia estensione nel registro acuto che vantava in Francia una lunga tradizione, all’inserimento di brani ballabili, conditio sine qua non del teatro musicale francese. Nel secondo atto, ad esempio, Gluck utilizzò la musica scritta anni prima per il balletto Don Juan associandola alla scena delle Furie scatenate dopo il passaggio di Orfeo e rimaneggiò la Danse des Ombrés, all’inizio della scena dei Campi Elisi, aggiungendo al Minuetto un Trio dal tono nostalgico e struggente, enfatizzato dall’assolo del flauto, che è diventato uno dei brani più celebri dell’opera.
Grazie alla Fondazione CR Firenze, la recita del 19/04/2022 è in vendita con uno sconto del 50% su i biglietti di ogni settore
Versione francese
Nuovo allestimento